giovedì 27 settembre 2018

Psicologia 0.1

Lo sviluppo del bambino: 
Percezione, movimento, Linguaggio


La psicologia dello sviluppo studia i cambiamenti dell'evoluzione psicologica individuale. Una delle questioni più dibattute riguarda il rapporto natura/cultura: incidono maggiormente i fattori innati, oppure le esperienze e l'ambiente. Oggi la conclusione maggiormente condivisa è che il corredo biologico, elementi ambientali ed esperienze interagiscono nella crescita individuale.
 nel periodo nel periodo prenatale, solitamente nove mesi di gestazione, cioè il periodo della gravidanza, avviene qualcosa di straordinario: una cellula, lo zigote, si trasforma A poco a poco in un bambino. In questo processo si distinguono diverse fasi:
  •  il periodo Germinale
  •  il periodo embrionale
  • il periodo fetale
Tutte le più recenti scoperte sulle abilità del neonato dimostrano che, già durante la gravidanza, il feto usa i sensi e prepara i "programmi" in base ai quali, una volta nato, interagire con l'ambiente esterno. Nei mesi che precedono la nascita, dunque, non vi è soltanto un notevole accrescimento di peso e di volume del feto virgola ma anche Una sorprendente maturazione delle funzioni sensoriali.
  •  il tatto è il primo sistema di informazione che il feto ha su di sé la pelle con i suoi recettori, infatti, è uno strumento sensoriale completo dopo solo 8 settimane di gravidanza.
  •  l'olfatto è presente già al secondo mese di gestazione. Lo sviluppo di questo senso, come degli altri, viene sollecitato dai comportamenti della madre durante la gravidanza.
  • il gusto si sviluppa verso il terzo mese di gravidanza.
  • l'udito completa la sua struttura tra il secondo e il quinto mese di gravidanza. 
  •  la vista è un senso già sviluppato verso il quarto mese, e si completa Prima della nascita con lo sviluppo di tutti I fotorecettori virgola cioè le cellule che sono deputate a cogliere lo stimolo luminoso e a trasformarlo in un segnale comprensibile per il cervello.
  Le più recenti teorie dello sviluppo abbracciano una visione del bambino come organismo "competente", dotato cioè di proprie capacità fin dalla nascita. Tale prospettiva si basa sul fatto che alla nascita il bambino è capace di produrre una serie di risposte motorie strutturate, cioè riflessi. Le riportiamo di seguito:
  • riflesso di Moro 
  • Riflesso di grasping o presa
  •  riflesso della marcia riflesso della marcia automatica
  •  riflesso di rooting o di suzione
  •  riflesso di babinski 
  •  riflesso palpebrale
  •  riflesso di ritirare il piede
 tutti i riflessi sopraelencati sono inizialmente involontari, Ma col tempo, cioè con lo sviluppo e il perfezionamento del sistema nervoso centrale, si trasformeranno in atti volontari.
 gli stimoli che provengono gli stimoli che provengono dall'ambiente attivano i diversi apparati percettivi, stimolando la corteccia celebrale. La maturazione neurofisiologica degli apparati precettivi avviene di pari passo con la l'affinamento della capacità del bambino, attraverso l'esperienza.
  •  L'udito si perfeziona a tal punto che può riconoscere la voce della madre. 
  • L'olfatto è il gusto, il bambino riesce a riconoscere perfettamente l'odore della madre. Le reazioni dei neonati a contatto con sostanze alimentari possono essere di due tipi: gli alimenti dolci provocano generalmente una reazione di suzione; quelli amari o acidi provocano, invece, una reazione di rifiuto.
  • Il  tatto  e il contatto sono, come abbiamo evidenziato, estremamente importanti già per il feto.
  •  La vista è il senso meno sviluppato alla nascita. Il neonato riesce comunque a cogliere la differenza di luminosità virgola si mostra sensibile ai contrasti di chiarezza, è attratto dai colori vivaci, e riesce a distinguere forme differenti, purché Poste a una distanza di 15-20 CM dagli occhi.


domenica 23 settembre 2018

Pedagogia 1.1

Scuole e Università

Dalla fine  del XI secolo inizio alla Rinascita dell'europa.
 Accanto ai accanto ai monasteri nelle quali la scuola coincideva con la vita è il sapere veniva conservato e trasmesso in stretto rapporto con l'esperienza, cominciano a profilarsi, spesso all'ombra delle cattedrali di grandi città o importanti luoghi, le scuole che, nei contenuti e nei metodi di insegnamento, costituivano una novità rispetto al passato che, nel corso del XII secolo, posero le basi per sviluppi successivi, destinati a raggiungere, con la creazione delle prime università.
Scuole di CHARTRES e di San Vittore si insegnavano le arti del Trivium e, successivamente, del quadrivium. Bernardo di CHARTRES, maestro di grammatica nella scuola di CHARTRES, amava la cultura, classica e cristiana, e profondeva grande impegno nel insegnarla. Tuttavia per compiere quest'opera di assimilazione corre seguire un metodo rigoroso, con assiduità impegno, compiendo ogni volta il passo indicato dal maestro, ossia studiando e imparando a memoria la lezione del giorno prima, affinché quella del giorno dopo possa essere compresa è diventare un ulteriore gradino nell'ascesa del sapere. Alla scuola di Bernardo si formarono personaggi come Giovanni di Salisbury, Teodorico, Guglielmo di Conches. Costoro professor hanno un alto ideale del sapere, volto alla conoscenza del vero, del mondo e dell'essere umano.
 Analogo amore per il sapere si nutriva nella parigina scuola vittoriana, che annovera tra i suoi maestri Ugo e Riccardo. A Ugo di San Vittore si deve il più famoso testo sull'educazione, Il didascalicon. L'opera, composta nella prima metà del XII secolo, è una stupenda testimonianza della cultura del periodo, del profondo interesse per l'essere umano, del fondersi di cristianesimo e platonismo nella difesa della dignità umana e nella costruzione di una Superiore civiltà. Ugo parte da una considerazione di questo tipo per il suo progetto educativo, che vuole Innanzitutto insegnare a leggere, quale confronto profondo e costante con le sue grandi tradizioni della storia umana umana. Il teologo Parigino guarda alle Sacre Scritture e alle opere dei padri della Chiesa ma anche a Platone e al commento al sonno di Scipone opere di Cicerone e boezio. Scopo dell'educazione è l'acquisizione della Sapienza già che in essa l'uomo può cogliere il bene, per se è per l'intera umanità, e conoscere sé stesso. Tale cammino della conoscenza che si realizza a grazie ai sensi all'immaginazione, alla ragione e all'intelligenza, rivaluta le arti liberali, fondamento di tutto il sapere, e la filosofia, intesa come " amore, studio e amicizia della vera Sapienza".  ", impara volentieri da tutto ciò che non sai"  con queste parole Ugo di San Vittore e scorta chi voglia diventare " sapiente",  affermando l'importanza di "  non sottovalutare nessuna forma di sapere, perché ogni scienza ha valore".  egli stesso confida Infatti al lettore di non aver mai disprezzato nulla di ciò che avrebbe potuto contribuire alla sua istruzione. " impara a tutto, e poi ti renderai conto che nulla e superfluo: una scienza limitata non  da vera gioia"  nella sintesi fra tradizione pedagogica antica e medievale, il didascalicon presenta una forte concezione unitaria del sapere è un allargamento dei suoi orizzonti al sapere pratico.
 Il didascalicon ebbe grande influsso nel Medioevo e virgola in larga misura, Forni le basi per l'insegnamento e l'organizzazione degli studi. Ma esso è anche la testimonianza del rinnovamento culturale che stava avvenendo e della volontà degli uomini di quel tempo di dedicarsi al al sapere allo studio. I primi tentativi di mettere in pratica queste nuove istanze si basano essenzialmente Sul rapporto fra maestro e discepolo. Dal chiostro, ove per tanto tempo si erano conservati, il sapere la scienza uscivano nel mondo, nelle città, e venivano coltivati e insegnati da una nuova categoria sociale, gli intellettuali o Chierici, all'interno di organizzazioni ecclesiastiche e civili sorte solo di recente, le scholae.
  in particolare Francia e Italia nel canone 18 del terzo concilio Lateranense Sì disponeva la nomina di un maestro presso ogni chiesa cattedrale. Tale disposizione fu ripetuta anni dopo, nel IV concilio lateranense, quando, lamentando l'inosservanza di quanto disposto in precedenza, si prendeva che l'insegnamento della grammatica e della teologia fosse assicurato, presso ogni cattedrale, da un maestro con risorse sufficienti al suo sostentamento e all'esercizio delle sue mansioni. 
Dal XII al XV secolo il sistema scolastico europeo presenta notevoli differenze al suo interno, sia per la qualità dell'Istruzione in partita sia per la distribuzione di scuole e università nel territorio. Nella prima metà del XV secolo erano ancora molti gli stati che non avevano un università e quelle che già erano sorte, per la diversità delle caratteristiche che le contraddistinguevano, non potevano essere poste tutte sullo stesso piano. L'istruzione in casa, assai rara, era riservata agli studenti delle famiglie nobiliari e aristocratiche. Il compito dell'insegnante poteva essere assolto dalla madre o da un familiare, quando sapevano leggere e scrivere, oppure da un precettore, che poteva essere un chierico ho Il cappellano di corte. Costui affiancava il cavaliere, cui era stata affidata all'educazione militare e civile del giovane rampollo, preparandolo a leggere e a comprendere testi che, nell'esercizio delle sue future funzioni, avrebbe dovuto trattare e magari firmare, e fornendogli una buona cultura letteraria. Nelle classi sociali elevate divenne importante non solo conoscere l'arte della guerra ma anche padroneggiare l'arte del governo, saper leggere e conversare divenne Allora importante tanto quanto maneggiare la spada o intrattenere relazioni sociali.
 per tutti gli altri, la per tutti gli altri, la possibilità di imparare a leggere e scrivere Era affidata a piccole scuole di grammatica, variamente distribuite tra città e campagna e con caratteristiche differenti a seconda della collocazione, della durata e della qualità dei maestri. Le città erano indubbiamente Favorite,  ma anche nei borghi di campagna non mancavano scuole che contrastassero,  soprattutto tra la popolazione di genere maschile, l'analfabetismo assai diffuso e, in parte, voluto da feudatari e signori, per i quali un'educazione troppo estesa avrebbe potuto modificare un consolidato sistema di privilegi e di servigi. La presenza di maestri e di relative scuole è un dato rilevante a partire dalla fine del XIII secolo. La densità di scuole nei paesi di campagna variava da regione a regione, Anche in considerazione delle diverse disponibilità finanziarie ed alla mobilità degli insegnanti. Ice si aggiungevano le scuole sorte all'interno di monasteri e conventi o affianco di cattedrali e priorati. Le scuole erano private, aperte, talvolta, ma non sempre, con licenza del vescovo, da maestri e Chierici che si sostenevano con il contributo delle famiglie dei loro allievi. Solitamente la sede della scuola era la loro abitazione, e così continuo a essere anche quando, verso la seconda metà del 300, le istituzioni pubbliche, in particolare le amministrazioni comunali, cominciarono a investire denaro nell'istruzione. tale intervento pubblico, che rispondeva anche a esigenze di carattere politico economico, collocava l'insegnante in una situazione professionale; percependo, in parte o totalmente, uno stipendio dalle istituzione pubblica, non più dai suoi alunni, otteneva Maggiore stabilità ed entrava a far parte dell'amministrazione cittadina, acquisendo privilegi ma anche sottomettendosi a maggiori controlli.
 l'esigenza di l'esigenza di una contabilità più precisa e affidabile era condotto, in particolare in alcuni regioni e città mercantili, all'incremento dell'insegnamento del calcolo e dell'aritmetica. La finalità era evidentemente pratica e concreta e il maestro d'abaco,  cui venne affidato tale insegnamento, Fini per assumere un'importanza pari, se non superiore, a quella del suo collega di grammatica. Nel nord dell'Europa e regioni meridionali, il sistema educativo dava in genere poco spazio alle donne ed era prevalentemente orientato verso gli uomini. Gran parte della Formazione femminile riguardava le donne che avevano preso la via del chiostro, per le quali saper leggere e pronunciare il latino era indispensabile per l'ufficio di vino e il canto anche fuori dal monastero.
 nel nel XIII secolo le università segnarono profondamente la cultura.  le università erano organismi nuovi nel campo dello studio e dell'insegnamento superiore, che mai prima di allora l'Europa aveva conosciuto. Con Esse dagli isolati luoghi e monastici la trasmissione della cultura Passo alle città, che in Occidente vedevano aumentare i loro abitanti sia per l'incremento demografico sia per l'abbandono delle Campagne a favore dei centri urbani, che offrivano migliori condizioni di vita da un punto di vista economico, sociale e politico. Le università si rivolsero non solo alla formazione del clero ma anche a quei laici impegnati in varie professioni.
 le prime università sorsero le prime università sorsero a bologna, parigi, montepellier e oxford, all'inizio del 200 o poco prima. La loro nascita dipese dalla decisione dei loro immediati artefici e fruitori virgola che ne costituirono anche le figure essenziali:  gli studenti ai maestri. Negli Statuti Parigini del 1215 si parla perciò di universitas magistrorum et solarium. La differente denominazione segnala il peso diverso delle due componenti. È Infatti più marcata quella studentesca nelle università Bolognese,  e in genere nelle università dell'Europa meridionale che a Essa si ispiravano, sia nell'organizzazione sia nella gestione; maggiore è invece l'elemento costitutivo dei maestri nell'università parigina e nelle università centro-settentrionali, nelle quali i professori avevano piena autorità sugli allievi e tenevano saldamente in mano gli organi direttivi. Si formarono, per migrazioni dovute a differenti cause, altre università, sia in territorio insulare sia nel continente. Gli furono poi università sorte per esplicito volere del papà e dell'imperatore, come l'università di napoli, fondata da Federico ii, quella di tolosa, voluta da papa Gregorio IX virgola e anche quelle di valencia, salamanca, Valladolid.
 con universitas, con universitas, infatti, si disegnava nel Medioevo una corporazione che aveva una propria struttura interna e personalità giuridica,  in grado di agire autonomamente e di vantare diritti e privilegi nei confronti dell'autorità e nei rapporti con altre parti sociali. L'autonomia comprendeva il diritto di reclutare i docenti, di Darcy propri statuti, di regolare gli studi e di darsi norme di comportamento. Ma soprattutto rappresentava una rivendicazione del ruolo dell'istituzione e della cultura. Per rinnovare i metodi del lavoro intellettuale, per scoprire e praticare nuove discipline, per andare incontro, grazie a una conoscenza professionale più acuta, alle esigenze dei Mestieri e delle mansioni che la società richiedeva.  legati da un comune giuramento e liberi di scegliere i propri organismi, i membri dello Studium o del universitas si univano in un vincolo solidale, che era di mutuo soccorso, ma costituiva anche un articolazione dei poteri e delle funzioni che regolano la vita quotidiana e gli studi.

martedì 11 settembre 2018

Antropologia 1.1

Antropologia significa...


La parola antropologia deriva dai termini greci ànthropos significa "uomo" nel senso di "umanità", di "genere umano", mentre lògos vuole dire "discorso", "ragionamento", "studio". "Antropologia" significa allora studio del genere umano.
L'antropologia studia il genere umano dal punto di vista culturale. Studia cioè le idee e i comportamenti che sono caratteristici degli esseri umani che vivono in società fra loro lontane nello spazio e nel tempo, e diverse per tradizioni, costumi e stili di vita. L'antropologia ha per obbietivo anche lo studio delle somiglianze che esistono tra idee e comportamenti tipici di società tra loro diverse. Oggi la parola "antropologia" sta quasi sempre per "antropologia culturale".
Essa è nata perchè comportamenti e idee sono talmente diversi da una regione all'altra del pianeta e da un gruppo sociale all' altro che questa diversità suscitò un interesse.
Le prime   le prime testimonianze scritte di questa curiosità risalgono soltanto agli antichi greci. Lo storico greco Erodoto osservo, E mise in forma scritta, la diversità dei modi di vivere dei popoli da lui incontrati durante i suoi viaggi in Nord Africa e in Asia. Per trovare tracce degli inizi dell'antropologia a noi più vicine bisogna guardare al 400 al 500, all'umanesimo, al Rinascimento e soprattutto ai dibattiti che seguono alla scoperta dell'America.
La scoperta e la conquista del Nuovo Mondo allargano enormemente gli orizzonti delle conoscenze e fecero nascere nuove domande non solo sulla natura animale e vegetale li molto diverse rispetto all'Europa, ma anche sugli esseri umani, sulla storia e sulla religione.
 le descrizioni dei costumi e delle istituzioni sociali dei popoli lontani dall'Europa divennero sempre più numerosi, ma, non rientravano in un vero e proprio progetto scientifico riconoscibile come "antropologico".
Nel corso del settecento, alcuni studiosi della natura cominciarono a elaborare una teoria sull'unità del genere umano, come unica specie costituita da individui potenzialmente dotati delle stesse facoltà mentali.
Gli antropologi si sono distinti dai colonizzatori per la volontà di stabilire rapporti di reciproca comprensione con le popolazioni da loro studiate. Lo studio delle istituzioni sociali e politiche, dei riti, delle credenze religiose, delle tecniche di fabbricazione dei manufatti, dell'arte dei popoli lontani e 'diversi' da quelli europei odd origine Europea ha costituito l'oggetto privilegiato dell'antropologia.
 fino a non fino a non molti decenni or sono l'antropologia si è occupata dello studio dei popoli che per molto tempo sono stati chiamati "selvaggi" o "primitivi"  perché ritenuti gli ultimi rappresentanti di fasi arcaiche della storia umana. Con il tempo, però, l'antropologia ha cominciato a interessarsi anche ai popoli geograficamente più 'vicini'  all'Europa e con istruzioni più simili.
Oggi   oggi gli antropologi studiano tanto le popolazioni urbane dei paesi extraeuropei quanto quelle della stessa Europa e del Nord america, i popoli Nomadi dell'asia, i minatori delle Ande e gruppi di adolescenti delle aree urbane delle città dei Paesi economicamente sviluppati.
 quando nell'Ottocento l'antropologia era ancora una scienza agli albori, gli antropologi avevano raramente occasione di visitare di persona i popoli di cui scrivevano. Essi si sa valevano delle testimonianze di viaggiatori, missionari, esploratori, militari e funzionari coloniali. Tra la fine dell'800 e i primi anni del 900 si verificò Tuttavia Una svolta importante. Gli antropologi cominciarono, infatti, a recarsi personalmente presso i popoli che volevano studiare, dando inizio da una nuova epoca nella storia dell'antropologia.
 da allora gli antropologi non hanno più abbandonato questo modo di fare ricerca, dall'osservazione e dalla frequentazione diretta di un antropologo professionista. Alla base della pratica antropologica c'è sempre dunque un contatto diretto con le popolazioni di cui si parla. Per pratica antropologica intenderemo quindi, il fatto di voler affrontare l'incontro con esseri umani con costumi, per pratica antropologica intenderemo quindi il fatto di voler affrontare l'incontro con esseri umani con costumi, tradizioni, istituzioni e credenze diverse dal proprio, unendo le conoscenze teoriche della disciplina con la personale esperienza di osservazione, riflessione ricerca.
 gli esseri umani, quando nascono, non sono in grado di adottare da subito i comportamenti necessari gli esseri umani, quando nascono, non sono in grado di adottare da subito i comportamenti necessari per sopravvivere. Quando nascono gli umani non 'sanno' che cosa devono fare. Le informazioni su che cosa fare e come farlo Gli dovranno essere comunicate, infatti, dai suoi simili. L'uomo nasce incompleto.
Il 'cucciolo' dell'uomo diventa indipendente solo molto più tardi. Lo sviluppo del cervello umano avviene soprattutto durante i primi tre anni di vita ma si completa solo dopo circa 15 anni dalla nascita. Quando nasce, l'essere umano non deve solo imparare a fare fronte ad alcune necessità basilari per sopravvivere, deve anche scegliere tra modi diversi di farlo. Questa scelta dipende da ciò che il gruppo in cui cresce o, come si dice, viene educato, Gli insegna Tra le tante possibili scelte che altri gruppi hanno fatto per sé, che è quasi sempre, ma non sempre, quello in cui viene al mondo.
Venendo venendo al mondo, gli esseri umani non sono 'liberi di scegliere' , al contrario, l'essere umano è indirizzato a certi pensieri e citazioni dai simili che che gli stanno intorno, perché deve innanzitutto adottare in modi di comportarsi e di ragionare che siano riconoscibili dagli altri. Ciò non esclude che nel corso della sua vita un individuo non posso sviluppare preferenze e inclinazioni.
L'antropologia però, oltre che studiare la diversità delle idee e dei comportamenti, cerca anche di mettere in luce: a) il loro significato all'interno del mondo in cui comportamenti e idee si presentano e poi b) Quanto vi è di comune o a fine tra essi e quelli di altri mondi entro cui vivono altri gruppi umani. La cultura è un complesso di idee e di comportamenti organizzati in modelli acquisiti, tramandati, selezionati, e largamente condivisi dai componenti di un gruppo, e mediante i quali questi ultimi si accostano al mondo, sia in un senso pratico che mentale.
Il sistema il sistema di idee organizzate che viene acquisito attraverso una vita in comune, limitazione e l'educazione; che viene selezionato attraverso meccanismi consapevole o inconsapevole di accettazione, rifiuto o imposizioni da parte del gruppo; che può presentare gradi diversi di apertura o chiusura verso altri modelli.
 i modelli i modelli culturali sono ciò che guida i nostri atteggiamenti, pratici e mentali.
I modelli culturali sono correlati al comportamento e viceversa.
"Aquisiti" significa che non si trovano nella nostra mente quando veniamo al mondo, Ma che sono appresi, interiorizzati, attraverso l'educazione. L'educazione può essere esplicita, come quando si insegna a un bambino, ma può essere anche implicita, quando cioè i gesti, i modi dire sono appresi spontaneamente attraverso la vista e l'udito, cioè attraverso l'esempio. La maggior parte dell' educazione dell'individuo avviene proprio così' in un modo implicito. Gli esseri umani sono sottoposti a un processo di' educazione permanente'
"Tramandati"  vuol dire che i modelli vengono trasmessi non solo da un individuo all'altro, da un gruppo a un altro, ma da una generazione all'altra.