mercoledì 26 dicembre 2018

Antropologia 2.2


Malinowski e Durckheim

Bronislaw Malinowski, uno dei più celebri antropologi del novecento. Polacco di nascita, per diversi anni, studia la vita degli abitanti nelle isole Trobriand, non lontane dalla nuova guinea. Malinowski Adotta un nuovo metodo di ricerca.cerca di trascorrere più tempo possibile con i locali, malinowski tentò di "affermare il punto di vista dell'indigeno, di rendersi conto della sua vita del suo mondo".
Malinowski è un autore di un libro dedicato alla vita dei Trobriand. Malinowski comincio a pensare in termini di una società "integrante funzionalmente" . Le istituzioni politiche, il diritto, i miti, i riti, l'economia eccetera non erano aspetti a sestanti, ma tutte cose che insieme contribuivano al 'funzionamento' della società; lo scopo è raggiungere ha una visione complessiva.
Lo studioso definisce la cultura come "il tutto consistente degli strumenti e dei beni, delle idee delle arti, delle credenze dei costumi". Egli definisce la cultura come un "tutto integrale" fatta di simboli, di valori e di concetti, ma anche di relazioni sociali, politiche, economiche eccetera. si tratta di un'idea della cultura come apparato strumentale in quanto questa consiste, in una serie di risposte alle necessità imposte dalla adattamento all'ambiente.
la teoria di malinowski relativa alla magia propone di considerare la magia come una risposta emotiva ha una situazione non controllabile. Lo scopo della magia è mettere "l'uomo in grado di compiere i suoi compiti importanti, di mantenere il suo equilibrio".







Emile Durkheim ebbe un ruolo fondamentale nello sviluppo dell'antropologia in francia. Aveva particolarmente a cuore un Tema: capire come, nonostante i conflitti, le lotte e le contraddizioni che ogni società sviluppa, questa possa continuare a esistere. Che cosa fa sì che gli esseri umani, nonostante tutto, continuano a vivere in una società?le società si dividono, secondo durckheim, in due categorie fondamentali e opposte la società a solidarietà "meccanica" e la società ha solidarietà "organica".
Nelle società a solidarietà meccanica, gli individui si comportano in base alle leggi della tradizione senza troppo discutere. Società fondate principalmente sui rapporti di parentela punto la riprovazione per ogni azione che vada contro il norme sociali sarà molto forte. "coscienza collettiva per definire l'insieme delle credenze e dei sentimenti comuni alla media dei membri di una stessa società".
La società a solidarietà organica tratta di una società base non più sui legami di parentela ma sul contratto, cioè sul patto e accordo tra individui e tra questi e le istituzioni. Gli individui sono più autonomi è in grado di compiere scelte personali. Sono potenzialmente più conflittuali di quelle a solidarietà meccanica.
Egli riteneva che fosse possibile osservare fenomeni sociali nella loro forma più elementare presso le società più semplici organizzate sulla parentela. Insomma, presso le società in solidarietà meccanica. Durckheim riteneva che nelle società a solidarietà meccanica la religione fosse e piu potente mecanismo di intelligenza sociale, le idee religiose rappresentavano la prima forma di pensiero collettivo.
Durckheim parte dall'analisi del totemismo australiano, considerato come la forma più primitiva di religione. per totemismo si intende una forma di legame tra l'essere umano è una specie di animale ritenuto l'antenato del gruppo. Egli riteneva che il simbolo totemico del gruppo rappresentasse l'antenato del gruppo. I primitivi quando compiono riti in onore del loro totem, non fanno altro che rinsaldare i legami e l'idea di appartenere a una comunità.
inoltre durckheim riteneva che il pensiero individuale fosse sempre un pensiero sociale e, il pensiero degli individui non può essere al di fuori della società. Gli individui, per quanto siano liberi di pensare in modo autonomo sono sempre condizionati dalle idee e dai comportamenti presenti nella cultura nella quale vivono.

domenica 4 novembre 2018

Sociologia 2.1


Che cos'è la sociologia 


La sociologia si la sociologia si interessa della società. Oggetto degli studi sociologici è il comportamento degli umani visto nel contesto degli altri umani con cui entrano quotidianamente in contatto. Cultura e società sono termini quasi intercambiabili la società è l'insieme degli individui che condividono una determinata cultura. La cultura può essere definita come l'insieme dei prodotti e dello Spirito di una particolare società. Senza una cultura non esiste la società. La cultura comune è il legame che permette ai suoi membri di capirsi. Senza una società che la mantenga invita qualsiasi cultura è destinata a morire e a trasformarsi in un reperto archeologico.
Molte sono le scienze che si occupano, da diversi punti di vista, del mondo della cultura. La psicologia per esempio Indaga le attività della mente. L'economia ha sviluppato delle metodologie proprie che la rendono molto diversa da queste altre discipline. La scienza politica si occupa di un aspetto particolare del vivere in società. La storia tende a descrivere il singolo evento piuttosto che compiere generalizzazioni o previsioni. Tra la sociologia e Antropologia culturale, infine, via 1:00 parentela molto stretta perché entrambe Si occupano della società tuta intera punto Tuttavia mentre il sociologo si occupa della società in cui vive, che in concreto è la società occidentale industrializzata, l'antropologo si dedica in linea di principio allo studio di società diverse da quella a cui appartiene, c'è di norma alle "primitive".
Lo "specifico"  di una disciplina è quell'aspetto o quel gruppo di aspetti che la caratterizzano. A volte esso è dato dagli oggetti che la disciplina studia.
Secondo  il filosofo greco Aristotele l'essere umano è per natura socievole, Cioè non deve sforzarsi per stabilire una relazione con gli altri. Al contrario, fin dalla nascita è inserito in un contesto sociale. Nel XVIII secolo il filosofo inglese Thomas Hobbes sosteneva che senza un apparato di leggi capace di disciplinare il comportamento degli individui si scatenerebbe una guerra di tutti contro tutti, all'insegna della sopraffazione e della vittoria del più forte. Non è vero che l'associarsi è un fatto naturale;  ci si riunisce piuttosto per paura di soccombere o per trarre un vantaggio personale.
 L'osservazione di L'osservazione di Hobbes ci fanno considerare la società da un punto di vista nuovo. La socialità non è un carattere "naturale"  dell'essere umano, ma qualcosa che va per noi "contro natura",  contro i nostri interessi individuali più pressanti. La specificità della sociologia, la questione da cui essa nasce intorno a cui continuamente Si applica, si esprime molto bene nella domanda: com'è possibile la società? Come si spiega l'esistenza di un fenomeno in cui coesistono l'individuo e regole, e coesistono in una maniera "ordinata"  che nel complesso funziona?
Nel porre il tema del rapporto tra individuo e le regole abbiamo introdotto un concetto fondamentale della sociologia, si tratta del concerto di regola o, più precisamente, di norma sociale. Quando si dice che gli uomini si assoggettano volontariamente ha delle regole Indipendentemente dalle proprie scelte politiche, morali o religiose, la volontà implicita di sottomettersi ad alcune norme di comportamento che sono comunemente condivise. Simili modelli di comportamento svolgono la funzione di regole da seguire per tutti coloro che aspirano a integrarsi pacificamente nella collettività, e sono perciò chiamati norme sociali. Le norme sociali sono dei vincoli che la società pone al comportamento individuale dei suoi membri, e che quindi ciascun soggetto che desideri far parte di una società assume come guida per orientare il proprio comportamento sociale.
Le  norme sociali che governano la nostra vita quotidiana sono innumerevoli e insorgono a ogni istante. A ben vedere, se ne possono individuare di vario genere. Talune sono leggi, altre sono in primo luogo norme morali, altre ancora si sono consolidate come semplici abitudini. Alcune sono norme esplicite, ossia note e tematizzate nei discorsi della gente, altri implicite, ossia inconsapevoli. Ogni società ha di conseguenza le proprie norme, che non necessariamente corrispondono a quelle delle altre società. Questo naturalmente non toglie che alcune norme sociali come quella di non uccidere rispecchino vari morali universali. Ma quel che contraddistingue la norma sociale come tale non è il corrispondere o meno a valori universali.
Le norme sociali le norme sociali portano con sé un secondo elemento fondamentale di ogni società, chiamato ordine sociale. L'ordine sociale e quindi una condizione perché la vita quotidiana abbia senso perché essa si svolga Non a caso ma secondo una logica. Nel contempo, esso è ciò che permette agli individui di fare programmi per il futuro, vicini o lontani che sia. Questo ordine in cui si svolge la nostra vita prende spesso la forma di routine, cioè azioni ripetute meccanicamente per abitudini, con poche variazioni su un tema costante.
La  presenza di un contesto socialmente ordinato consente inoltre di coordinare attività completamente diverse, che di per sé non hanno nulla in comune. Pensiamo nuovamente alla scuola. Gli studiosi delle organizzazioni a fermano A questo proposito che alla base di moltissime attività della società moderna vi sono dei processi di differenziazione e di integrazione.
Per  certi versi, poi, il mantenimento dell'ordine sociale è agevolato dall'uso della tecnologia, cioè gli strumenti materiali utili per raggiungere obiettivi prefissati. In termini Generali diremo quindi che la tecnologia contribuisce fortemente all'ordine sociale. L'ordine sociale è possibile se esiste un consenso tra i membri di una determinata collettività. Ovviamente non intendiamo riferirci a tutto, ma una maggioranza più o meno ampia, che si identifica negli stessi valori, possiede le medesime credenze e si inquadra entro modelli culturali omogenei.
L'ordine sociale è una condizione irrinunciabile per realizzare la pacifica convivenza di chi abita un territorio. Rispetto al conflitto la sociologia ha storicamente assunto due posizioni differenti. Da un lato, gli studiosi come Emile Durkheim e Talcott Parsons sono convinti che il disordine si sa qualcosa di patologico, da arginare senza esitazioni. Dall'altro lato Max Weber ha sostenuto invece che "ordine" e "disordine"  sono da considerarsi come forze complementari. Questa dialettica tra ordine e disordine si manifesta nella vita delle persone in particolare sotto forma di questione della sicurezza.

Antropologia 2.1


Il concetto di cultura


Edward B. Taylor  pubblica in Gran Bretagna, nel 1871, un libro importante:  Cultura primitiva. Qui egli formulò quella che è considerata la prima definizione antropologica di 'cultura' : ' la cultura, o civiltà, Intesa nel suo senso entro grafico più ampio, è quell'insieme complesso che include le coscienze, e le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall'uomo in quanto membro della società'.  da un lato, anche per lui la cultura era qualcosa di fortemente con turatto ha una popolazione, una società, una comunità particolari. Dall'altro lato, però, la cultura era una caratteristica universalmente umana. Gli antropologi evoluzionisti parlavano della cultura umana come di un campo di evoluzione il quale, dalle forme più semplici, si era 'evoluto'  uno sviluppo sociale e culturale caratterizzati da una crescente complessità.
Le teorie evoluzioniste erano troppo generiche per rendere conto della varietà dei fenomeni culturali presenti nel mondo punto gli antropologi cominciarono, di conseguenza, a interessarsi sempre più delle singole società e delle singole culture, come, Lewis H. Morgan,  che aveva intrapreso ricerche importanti presso gli iorchrsi.
Antropologi  come Tyler sentiranno il bisogno di 'fissare' degli ancoraggi della memoria del paese allo scopo di affermare una forma di continuità culturale in cui gli abitanti dell'Inghilterra e di altre regioni della Gran Bretagna potessero riconoscersi. È così che che nacque la nozione di cultura heritage, di patrimonio culturale.
Franz Boas  sosteneva che la storia della cultura non potesse essere trattata in generale, come facevano invece gli evoluzionisti, Ma che bisognava studiare ogni cultura nella sua specificità. Boas è infatti conosciuto per quella prospettiva chiamata appunto, particolarismo storico. Boas si mette a lungo per far capire che i fenomeni culturali hanno poco o nulla a che vedere con quelli biologici. Egli scrisse Alcuni testi fondamentali per far comprendere propri connazionali che il pregiudizio è il razzismo erano infondati e che i neri e gli immigrati, questi ultimi proveniente soprattutto dall'Irlanda e dall'italia, erano si può avere spesso analfabeti, ma non per questo 'razzialelmente inferiori'.
Ruth Benedict  scrisse uno dei libri di Antropologia più letti in assoluto: Modelli di cultura.  questa antropologa escluse dalla definizione di culturale arti, le tecniche, l'economia ecc. di una società o di un gruppo e vi fece rientrare soltanto il modo di esprimere il pensiero, sia attraverso le parole sia attraverso il comportamento. Tali idee, valori e atteggiamenti costituivano per Benedict un 'tutto integrato'.  per Benedict ogni cultura era diversa da un'altra Proprio perché le idee i comportamenti, integrandosi l'uno con l'altro, producevano una realtà culturale specifica, assolutamente particolare. Ogni cultura era, per benedict, un modello a sé stante, nel senso che il modo in cui le idee, i valori e comportamenti Si combaciavano tra loro producevano una configurazione particolare. La teoria di Benedict Infatti detta anche configurazionismo ed una grande influenza sull'antropologia americana dei decenni successivi.
Margaret Mead  si concentra Invece sui popoli del pacifico. Giovanissima pubblico a risultati dei suoi studi sugli adolescenti delle isole di Samoa. Il modello tipico della loro cultura era tale da non fare dell'adolescenza un'età difficile è problematica né per ragazzine per il loro genitori. La predominanza della cultura sulla natura e netta. Mead, infatti, sosteneva che i problemi adolescenziali non erano dovuti alla crescenza fisiologica che si presentava in america, Ma che derivava da un'educazione 'sbagliata'  perché fatta di pregiudizi, oltre che dall'imposizione, agli adolescenti.
Margaret Mead è la stessa Ruth Benedict furono chiamati a collaborare con i servizi segreti e con l'esercito degli Stati Uniti Allo scoppio della seconda guerra mondiale. Studiare la 'psicologia' del nemico è sempre stato un aspetto importante di tutte le strategie belliche. Benedict si impegno nello studio del 'carattere' dei giapponesi. Mead  fu chiamata a fine guerra a studiare il 'carattere' dei russi che erano diventati i maggiori rivali degli Stati Uniti.
 non è possibile non è possibile comprendere le altre culture applicando i propri standard di giudizio. L'antropologia statunitensi della prima metà del Novecento fu, infatti, culturalmente relativista.

Pedagogia 2.1

Tra medioevo e modernità




La formazione la formazione del l'umanesimo è della sua proposta educativa in Italia a partire dalla metà circa del XIV secolo pone numerose questione di carattere storico. Questa tendenza a svalutare Il medioevo comincio a farsi strada con l'opera di alcuni intellettuali che amarono il vasto movimento poi definito con il termine Umanesimo. Agli umanisti stessi si può far risalire, almeno in parte, l'approccio negativo nei confronti del Medioevo due punti furono proprio loro a diffondere un atteggiamento di critica aspra della cultura medievale, specialmente nei suoi aspetti teologici, è l'esigenza con relativa di un pensiero nuovo e di una nuova concezione del mondo e della vita. L'età classica ha lasciato in eredità alle epoche successive una visione della realtà che è caratterizzata da una forte consapevolezza del valore unico dell'uomo tra tutti gli esseri dell'universo, un microcosmo che contiene in sé gli aspetti migliori più profondi della realtà. L'esaltazione dell'uomo e la consapevolezza della drammaticità della sua condizione furono contrapposte, con scopi prevalentemente polemici, alla presunta staticità della cultura teologica medievale è precisamente in questo consiste la tradizionale contrapposizione della modernità dell'Umanesimo rispetto al Medioevo.
Nella storiografia letteraria Alcuni fanno risalire addirittura a Dante l'avvio di motivi "umanistici" e "rinascimentali". Sul piano letterario è tuttavia a Francesco Petrarca che la maggior parte degli studiosi attribuisce il ruolo di iniziatore della nuova corrente umanistica.  Il bersaglio polemico non soltanto di petrarca, ma anche di tutti gli intellettuali umanistici della sua generazione tu, in effetti, la cultura della tradizione scolastica imperante tra la fine del XIII è la metà del XIV secolo.
 il il primo movimento culturale della modernità sostenne, in definitiva, le ragioni di un ritorno al passato idealizzato dell'età classica, lontana molti secoli dal suo presente. Occorre accennare alle ragioni di questo atteggiamento.  indebolimento della Scolastica intesa come riflessione razionale sul Divino allargò lo spazio per una linea di pensiero che affrontava le sue radici nella tradizione patristica e che si prolunga nel Medioevo nella vasta letteratura monastica. Fu nei monasteri che si compili importante opera di conservazione del patrimonio della cultura Latina classica la conservazione della cultura Latina era giustificata, infatti, Dalla consapevolezza che in essa erano contenute verità teologiche e morali che secondo alcuni trovavano compiuta espressione solo nella fede cristiana, senza essere in contrapposizione a quest'ultima.
La  patristica divento una via alternativa al discorso assunto dal pensiero medievale nelle grandi sedi universitarie della scolastica:  questa svolta consente di cogliere nuovamente l'importanza e la bellezza intrinseche della cultura classica.
Un  elemento decisivo per l'affermarsi dell'atteggiamento ed è l'ideale umanistico fu la riscoperta della lingua greca, della quale da tempo si era persa la conoscenza. Platone e aristotele, è in genere della tradizione filosofica classica tanto utilizzata dagli scolastici, erano conosciuti per via indiretta, soprattutto attraverso i traduttori latini e quelli, importantissimi, arabi. In effetti, il pensiero arabo medievale, penetrato in Europa attraverso traduzioni latine, fu un tramite di assoluto rilievo per la genesi della cultura scolastica. il primo umanisti ha preso direttamente alla lingua greca dai Dotti Bizantini venuti in Occidente a insegnare un epoca di profonda crisi dell'impero di Costantinopoli e, con la lingua, scoprirono di testi della sua letteratura.
I  primi umanisti Si diedero ai grandi ricerche negli archivi e nei fondi delle biblioteche e dei loro sforzi per ritrovare antichi manoscritti trascurati e studiare, così, i testi stessi nacque la moderna filologia. Ritrovata, così, la passione per l'eloquenza e delle lettere, nella convinzione autenticamente "classica"  che esiste una via alla comprensione profonda della realtà è al di là dei formalismi logici e passando piuttosto attraverso la riscoperta della Dimensione emozionale dell'uomo, che del suo "cuore",  anche in un rapporto mistico con Dio stesso.
Altro  elemento da ricordare per comprendere appieno le varie componenti che stanno alla base dell'Umanesimo è proprio la forte coincidenza di nuovi movimenti religiosi che in alcuni casi hanno aperto la strada alle novità dirompenti del Cinquecento.  accanto alla forza del agostinismo, che si riallaccia va esso stesso alla tradizione platonica e neoplatonica, si era sviluppato a fin dal V-VI secolo la corrente Mistica originata dagli scritti del cosiddetto Dionigi l'Areopagita,  proseguita con esiti alterni fino al XI- XII secolo attraverso autori enigmatici come Scoto Eriugena  è approdata alle grandi sistemazioni teologiche dell'opera di Pietro Lombardo e ancor più di Alberto Magno,  il santo domenicano a cui si deve quella che Gillson ha considerato quasi la "terza via"  della scolastica. Dalle corrente di pensiero mirava a riscoprire la vita interiore e la semplicità del discorso evangelico come fonti autentiche del cristianesimo, rifiutando le costruzioni della teologia speculativa medievale. Un movimento che raccoglieva Clerici e laici, i fratelli della vita comune porto direttamente da alcune di queste intuizioni, ed è molto rilievo per i nuovi orientamenti offerti alla problematica educativa del contesto del esigenza di una rinominata spiritualità cristiana, tanto da giungere a influenzare direttamente una figura di di prima grandezza come Erasmo da Rotterdam.

Sociologia 1.1

 Cosa sono le scienze umane


Solitamente utilizziamo il termine "natura" per indicare luoghi incontaminati dove la presenza dell'uomo non ha ancora portato quei cambiamenti radicali che possiamo sperimentare tutti i giorni nel mondo civilizzato. Siamo abituati a contrapporre il il mondo naturale a quello umano e a considerare il primo come il mondo autentico, genuino, originario, il secondo come una trasformazione del primo avvenuta per mano umana. tuttavia, per quanto motivata, questa concezione è ancora piuttosto superficiale. Ci viene spontaneo chiamare il mondo naturale quello fatto di fiumi e alberi e mondo umano quello fatto di città, fabbriche e ciminiere e anche per questo la nostra distinzione fra i due mondi ci appare non solo ovvia ma ben fondata. Proviamo invece a riflettere più a fondo. Ci accorgeremo allora che tutto ciò che ci circonda è parte integrale della natura. Questo punto è molto importante e va tenuto ben presente per capire ciò che seguirà. Chiameremo mondo della natura l'insieme di tutto ciò che ha una sostanza materiale sia esso manipolato dall'essere umano oppure non manipolato. 
 Con l'occhio corporeo noi vediamo gli oggetti del mondo materiale che ci circonda così con "l'occhio dello spirito"  siamo capaci di vedere al di là degli oggetti materiali e di cogliere, se esiste, significato concettuale o simbolico. Siamo capaci di vedere che questi segni non sono soltanto delle macchie, ma parole dotate di senso. Accanto al mondo della natura esiste anche un mondo dello spirito, cioè un mondo che raccoglie tutti i prodotti dello spirito umano, come pensieri, parole, discorsi, sentimenti. E l'essere umano fa parte di entrambi.
 i prodotti dello spirito umano i prodotti dello spirito umano sono ciò che chiamiamo "cultura". Pensieri, discorsi e sentimenti convergono a formare opere d'arte, letterarie, cinematografiche, musicali.  in breve, la cultura è il complesso di tutti quei comportamenti umani che non si possono spiegare sulla semplice scorta delle leggi della natura, perché nascono non solo dal insieme dei movimenti fisici e degli stati biologici dell'essere umano, ma anche dai suoi pensieri, dalle sue intenzioni, dai suoi desideri, dalla sua volontà. La cultura è ciò che viene prodotto dallo spirito umano:  libri e musica, Model religioni, ma anche le abitudini consolidate, le regole scritte, i divertimenti codificati, le attività sportive e molto altro ancora. La cultura allora non è solo quella dell'uomo dotto di chi ha studiato e conosce tante cose, perché ogni donna e uomo si nutrono di prodotti dello spirito.
gli animali non vivono,  come l'essere umano, in un mondo di prodotti dello spirito. Essi appartengono al mondo naturale, non a quello culturale. Ciò che caratterizza il Comportamento degli esseri umani e lo differenzia da quello degli animali è la prevalenza, in esso, degli elementi ha presi dai genitori e degli altri membri adulti della società, dunque per via "culturale", rispetto agli elementi innati, puramente istintuali.  semplici esperimenti dimostrano che molti comportamenti degli animali sono innati e non ha presi. Ciò non significa che tutti i comportamenti animali siano istintivi. Lo sono in prevalenza. Ci sono molti modi di fare, soprattutto presso le specie di più evolute, che vengono appresi per esperienza da singoli individui di un branco e poi comunicate agli altri per imitazione.
 oggetti culturali non sono oggetti culturali non sono dunque solo libri, le opere d'arte, i DVD prodotti dall' l'industria culturale, ma tutti gli oggetti in cui gli umani inscrivono o leggono un certo significato. Ciò vuol dire che molti oggetti naturali sono di fatto anche oggetti culturali:  l'uomo li ha trasformati in una maniera tale che essi sono divenuti per lui veicoli di significato.
Per identificare  il passaggio dall'oggetto "naturale"  al suo significato "culturale"  si fa uso solitamente del concetto di cultura materiale cognato dalla antropologia culturale. Per cultura materiale si intende l'insieme di oggetti materiali che, siano essi di fattura naturale o artificiale, per l'uso che ne viene fatto e per i significati che vengono loro attribuiti finiscono per incorporare indirettamente in se stessi una valenza culturale.
In questo modo l'essere umano in questo modo l'essere umano modifica il mondo in cui vive.  si tratta di un suo carattere specifico. Molto più che ogni altro animale, infatti, egli trasforma l'ambiente circostante per soddisfare i propri bisogni.  questo fa sì che gli umani Anche i più primitivi non vivono mai esclusivamente immersi nel "mondo naturale",  ma siano attorniati da utensili e armi, conosciamo tecniche di caccia e rituali religiosi. Mentre l'animale, procurato si il cibo, lo divora, l'essere umano è in grado perfino di rinunciare a certi alimenti in nome di considerazioni prettamente culturali, come accade per esempio nel mondo islamico, dove è vietato mangiare la carne di maiale. In questo modo si è formato il tabù del cannibalismo.  L'antropologo tedesco Arnold Gehlen spiegava tutto questo facendo riferimento al carattere "incompiuto"  degli umani, qualora essi vengano considerati semplicemente dal punto di vista della loro costituzione naturale. L'essere umano è un animale non specializzato, non adattato ad all'istinto e ha un proprio ambiente specifico, senza qualità naturali particolari che ne possano garantire la sopravvivenza. È Per supplire alla sua deficienza strutturale che l'essere umano ha crea il mondo culturale, il quale rappresenta, secondo la definizione di Gehlen,  una seconda natura che affianca la prima e la completa.
Tutti noi abbiamo almeno una vaga idea di come " funzionano" le scienze della natura. In breve, Le Scienze della natura studiano i fenomeni della natura e lo fanno applicando un metodo ben preciso, basato a grandi linee su due procedimenti: le relazioni di dati per mezzo di strumenti o esperimenti e L'interpretazione dei dati così raccolti attraverso teorie che fanno Largo uso di calcoli matematici e della spiegazione casuale.
Per  comprendere i fatti del mondo dello spirito c'è bisogno dell'impegno di discipline specifiche che assumono come oggetto di studio proprio al dimensione culturale dell'esistenza umana. Poiché il mondo della cultura è una dimensione tipica degli umani queste nuove discipline sono state chiamate, per contrasto con le scienze della natura, Scienze Umane o, più frequentemente, scienze sociali.

domenica 7 ottobre 2018

Pedagogia 1.2


Maestri e Allievi



Il fulcro dello studio e dell'insegnamento era costituito dall'ormai tradizionale "lettura" di testi, scelti per la loro autorevolezza, e dalla "disputa" che costituì il carattere specifico di quel metodo. La letteratura era l'attività principale di apprendimento. Una buona lettura facilita la comprensione e su ciò si costruisce la memoria, chiave per capire la realtà che ci circonda e "rendersi conto da soli di tutti" I testi di Prisciano, Donato, Sirio per la grammatica; i Dicta Catonis per le narrazioni; le Sacre Scritture e le Sentenze di Piero Lombardo per la teogonia; le opere di platone e, soprattutto, di Aristotele, quando l'Occidente le conobbe e ne furono permesse la diffusione e la conoscenza; i sopravvissuti trattati scientifici, matematici, medici dell'antica Grecia. L'architrave di ogni disciplina era il libro, o i libri, che trasmettevano principi e nozioni. Leggere significava riconoscere un'autorità e cercare di assimilarla per poi utilizzarla al fine di raggiungere soluzioni soddisfacenti per i problemi posti. L'argomentazione era tutta volta a mostrare la coerenza di determinante affermazioni.
La lettura di un testo era perciò assai complessa: essa comportava un' analisi della struttura del testo, volta alla suddivisione in parti. Ciascuna parte veniva poi esposta e commentata. Vi sono tre forme di lettura: per opera del docente, per opera dello studente, o nello studio personale. Questi distinti e complementari piani di lettura pongono in luce quanto il testo fosse al centro di una relazione e quanto l'indispensabile lavoro individuale fosse un aspetto del più ampio impegno di conoscenza e di apprendimento, sostenuto in buona parte dal maestro.
La lettura non era però l'unica forma di insegnamento. Compito del maestro era quello di far lezione, predicare e dispputare. La disputa segnava il passaggio dall'argomentazione sulla base dell'autorità alla dimostrazione per mezzo della ragione. La disputa inizialmente breve, con il tempo divenne il momento più importante nel lavoro comune di maestro e allievo. Era un momento di discussione durante il quale si cercavano di risolvere i contrasti, gli interrogativi e i passaggi critici di un autore i cui testi venivano sottoposti a un rigoroso esame. La disputa si fonda sull'uso della dialettica e quindi sull'impiego della ragione nell'argomentazione e nella determinazione delle soluzioni da adottare. Fu nel campo della teologia e della filosofia che tale uso venne a creare un vero e proprio metodo di indagine e di insegnamento. Nella Facoltà di Teologia le dispute erano assai frequenti ed erano parte integrante del corso degli studi. Il resoconto delle dispute veniva di solito trascritto e costituisce una parte considerevole della letteratura medievale in ambito teologico e filosofico.
La disputa diede origine a un vero e proprio genere argomentativo e didattico, caratterizzato dalla raccolta di questioni intorno a un determinato argomento e dagli articoli che li componevano. L'articolo è un vero capolavoro di architettura intellettuale, nel quale le parti sono organicamente composte, quasi a riflettere la logica dell'argomentazione seguita. Esso conta di 4 parti essenziali: la posizione del problema; l'esposizione delle opinioni; la soluzione del maestro;  la soluzione dei dubbi. Con la sua risposta il maestro decideva di prendere posizione personalmente, avanzando un proprio punto di vista.
il maestro  medievale si collocava in una tradizione, di cui egli intendeva essere voce e che offriva, attualizzandola, ai giovani. Era alla Sapienza e alla scienza che guardava il vero maestro, quando voleva essere duttilità agli alunni;  un sapere che egli aveva assimilato e che comunicava affinché potesse essere conquistato da tutti. Il fedele e continuo riferimento alla verità fa del maestro quel ch'egli deve essere. Ciò vale nella tradizione monastica e anche nell'epoca della scolastica. Ciò fu motivo anche di rigidezze e monotone ripetizioni. La propensione a tener conto delle varie opinioni da un certo momento in poi, la disponibilità a disputare con i colleghi fino a costituire un fitto dialogo con le diverse opinioni da questi manifestare, furono aspetti qualificanti di di quella ricerca che era essenziale per il maestro al fine di rendere vivo è utile il proprio insegnamento.
 l'uso della punizione corporale l'uso della punizione corporale dalla cultura monastica fu sconsigliato e addirittura impedito. Anselmo Si opponeva decisamente all'uso delle punizioni corporali e rimproverava coloro che vi ricorrevano mostrandone l'inefficacia, piuttosto, deve seguire le inclinazioni dell'alunno, permettendogli di crescere e svilupparsi, correggendolo e sostenendo, e valorizzandone sempre la sua libertà.

giovedì 27 settembre 2018

Psicologia 0.1

Lo sviluppo del bambino: 
Percezione, movimento, Linguaggio


La psicologia dello sviluppo studia i cambiamenti dell'evoluzione psicologica individuale. Una delle questioni più dibattute riguarda il rapporto natura/cultura: incidono maggiormente i fattori innati, oppure le esperienze e l'ambiente. Oggi la conclusione maggiormente condivisa è che il corredo biologico, elementi ambientali ed esperienze interagiscono nella crescita individuale.
 nel periodo nel periodo prenatale, solitamente nove mesi di gestazione, cioè il periodo della gravidanza, avviene qualcosa di straordinario: una cellula, lo zigote, si trasforma A poco a poco in un bambino. In questo processo si distinguono diverse fasi:
  •  il periodo Germinale
  •  il periodo embrionale
  • il periodo fetale
Tutte le più recenti scoperte sulle abilità del neonato dimostrano che, già durante la gravidanza, il feto usa i sensi e prepara i "programmi" in base ai quali, una volta nato, interagire con l'ambiente esterno. Nei mesi che precedono la nascita, dunque, non vi è soltanto un notevole accrescimento di peso e di volume del feto virgola ma anche Una sorprendente maturazione delle funzioni sensoriali.
  •  il tatto è il primo sistema di informazione che il feto ha su di sé la pelle con i suoi recettori, infatti, è uno strumento sensoriale completo dopo solo 8 settimane di gravidanza.
  •  l'olfatto è presente già al secondo mese di gestazione. Lo sviluppo di questo senso, come degli altri, viene sollecitato dai comportamenti della madre durante la gravidanza.
  • il gusto si sviluppa verso il terzo mese di gravidanza.
  • l'udito completa la sua struttura tra il secondo e il quinto mese di gravidanza. 
  •  la vista è un senso già sviluppato verso il quarto mese, e si completa Prima della nascita con lo sviluppo di tutti I fotorecettori virgola cioè le cellule che sono deputate a cogliere lo stimolo luminoso e a trasformarlo in un segnale comprensibile per il cervello.
  Le più recenti teorie dello sviluppo abbracciano una visione del bambino come organismo "competente", dotato cioè di proprie capacità fin dalla nascita. Tale prospettiva si basa sul fatto che alla nascita il bambino è capace di produrre una serie di risposte motorie strutturate, cioè riflessi. Le riportiamo di seguito:
  • riflesso di Moro 
  • Riflesso di grasping o presa
  •  riflesso della marcia riflesso della marcia automatica
  •  riflesso di rooting o di suzione
  •  riflesso di babinski 
  •  riflesso palpebrale
  •  riflesso di ritirare il piede
 tutti i riflessi sopraelencati sono inizialmente involontari, Ma col tempo, cioè con lo sviluppo e il perfezionamento del sistema nervoso centrale, si trasformeranno in atti volontari.
 gli stimoli che provengono gli stimoli che provengono dall'ambiente attivano i diversi apparati percettivi, stimolando la corteccia celebrale. La maturazione neurofisiologica degli apparati precettivi avviene di pari passo con la l'affinamento della capacità del bambino, attraverso l'esperienza.
  •  L'udito si perfeziona a tal punto che può riconoscere la voce della madre. 
  • L'olfatto è il gusto, il bambino riesce a riconoscere perfettamente l'odore della madre. Le reazioni dei neonati a contatto con sostanze alimentari possono essere di due tipi: gli alimenti dolci provocano generalmente una reazione di suzione; quelli amari o acidi provocano, invece, una reazione di rifiuto.
  • Il  tatto  e il contatto sono, come abbiamo evidenziato, estremamente importanti già per il feto.
  •  La vista è il senso meno sviluppato alla nascita. Il neonato riesce comunque a cogliere la differenza di luminosità virgola si mostra sensibile ai contrasti di chiarezza, è attratto dai colori vivaci, e riesce a distinguere forme differenti, purché Poste a una distanza di 15-20 CM dagli occhi.


domenica 23 settembre 2018

Pedagogia 1.1

Scuole e Università

Dalla fine  del XI secolo inizio alla Rinascita dell'europa.
 Accanto ai accanto ai monasteri nelle quali la scuola coincideva con la vita è il sapere veniva conservato e trasmesso in stretto rapporto con l'esperienza, cominciano a profilarsi, spesso all'ombra delle cattedrali di grandi città o importanti luoghi, le scuole che, nei contenuti e nei metodi di insegnamento, costituivano una novità rispetto al passato che, nel corso del XII secolo, posero le basi per sviluppi successivi, destinati a raggiungere, con la creazione delle prime università.
Scuole di CHARTRES e di San Vittore si insegnavano le arti del Trivium e, successivamente, del quadrivium. Bernardo di CHARTRES, maestro di grammatica nella scuola di CHARTRES, amava la cultura, classica e cristiana, e profondeva grande impegno nel insegnarla. Tuttavia per compiere quest'opera di assimilazione corre seguire un metodo rigoroso, con assiduità impegno, compiendo ogni volta il passo indicato dal maestro, ossia studiando e imparando a memoria la lezione del giorno prima, affinché quella del giorno dopo possa essere compresa è diventare un ulteriore gradino nell'ascesa del sapere. Alla scuola di Bernardo si formarono personaggi come Giovanni di Salisbury, Teodorico, Guglielmo di Conches. Costoro professor hanno un alto ideale del sapere, volto alla conoscenza del vero, del mondo e dell'essere umano.
 Analogo amore per il sapere si nutriva nella parigina scuola vittoriana, che annovera tra i suoi maestri Ugo e Riccardo. A Ugo di San Vittore si deve il più famoso testo sull'educazione, Il didascalicon. L'opera, composta nella prima metà del XII secolo, è una stupenda testimonianza della cultura del periodo, del profondo interesse per l'essere umano, del fondersi di cristianesimo e platonismo nella difesa della dignità umana e nella costruzione di una Superiore civiltà. Ugo parte da una considerazione di questo tipo per il suo progetto educativo, che vuole Innanzitutto insegnare a leggere, quale confronto profondo e costante con le sue grandi tradizioni della storia umana umana. Il teologo Parigino guarda alle Sacre Scritture e alle opere dei padri della Chiesa ma anche a Platone e al commento al sonno di Scipone opere di Cicerone e boezio. Scopo dell'educazione è l'acquisizione della Sapienza già che in essa l'uomo può cogliere il bene, per se è per l'intera umanità, e conoscere sé stesso. Tale cammino della conoscenza che si realizza a grazie ai sensi all'immaginazione, alla ragione e all'intelligenza, rivaluta le arti liberali, fondamento di tutto il sapere, e la filosofia, intesa come " amore, studio e amicizia della vera Sapienza".  ", impara volentieri da tutto ciò che non sai"  con queste parole Ugo di San Vittore e scorta chi voglia diventare " sapiente",  affermando l'importanza di "  non sottovalutare nessuna forma di sapere, perché ogni scienza ha valore".  egli stesso confida Infatti al lettore di non aver mai disprezzato nulla di ciò che avrebbe potuto contribuire alla sua istruzione. " impara a tutto, e poi ti renderai conto che nulla e superfluo: una scienza limitata non  da vera gioia"  nella sintesi fra tradizione pedagogica antica e medievale, il didascalicon presenta una forte concezione unitaria del sapere è un allargamento dei suoi orizzonti al sapere pratico.
 Il didascalicon ebbe grande influsso nel Medioevo e virgola in larga misura, Forni le basi per l'insegnamento e l'organizzazione degli studi. Ma esso è anche la testimonianza del rinnovamento culturale che stava avvenendo e della volontà degli uomini di quel tempo di dedicarsi al al sapere allo studio. I primi tentativi di mettere in pratica queste nuove istanze si basano essenzialmente Sul rapporto fra maestro e discepolo. Dal chiostro, ove per tanto tempo si erano conservati, il sapere la scienza uscivano nel mondo, nelle città, e venivano coltivati e insegnati da una nuova categoria sociale, gli intellettuali o Chierici, all'interno di organizzazioni ecclesiastiche e civili sorte solo di recente, le scholae.
  in particolare Francia e Italia nel canone 18 del terzo concilio Lateranense Sì disponeva la nomina di un maestro presso ogni chiesa cattedrale. Tale disposizione fu ripetuta anni dopo, nel IV concilio lateranense, quando, lamentando l'inosservanza di quanto disposto in precedenza, si prendeva che l'insegnamento della grammatica e della teologia fosse assicurato, presso ogni cattedrale, da un maestro con risorse sufficienti al suo sostentamento e all'esercizio delle sue mansioni. 
Dal XII al XV secolo il sistema scolastico europeo presenta notevoli differenze al suo interno, sia per la qualità dell'Istruzione in partita sia per la distribuzione di scuole e università nel territorio. Nella prima metà del XV secolo erano ancora molti gli stati che non avevano un università e quelle che già erano sorte, per la diversità delle caratteristiche che le contraddistinguevano, non potevano essere poste tutte sullo stesso piano. L'istruzione in casa, assai rara, era riservata agli studenti delle famiglie nobiliari e aristocratiche. Il compito dell'insegnante poteva essere assolto dalla madre o da un familiare, quando sapevano leggere e scrivere, oppure da un precettore, che poteva essere un chierico ho Il cappellano di corte. Costui affiancava il cavaliere, cui era stata affidata all'educazione militare e civile del giovane rampollo, preparandolo a leggere e a comprendere testi che, nell'esercizio delle sue future funzioni, avrebbe dovuto trattare e magari firmare, e fornendogli una buona cultura letteraria. Nelle classi sociali elevate divenne importante non solo conoscere l'arte della guerra ma anche padroneggiare l'arte del governo, saper leggere e conversare divenne Allora importante tanto quanto maneggiare la spada o intrattenere relazioni sociali.
 per tutti gli altri, la per tutti gli altri, la possibilità di imparare a leggere e scrivere Era affidata a piccole scuole di grammatica, variamente distribuite tra città e campagna e con caratteristiche differenti a seconda della collocazione, della durata e della qualità dei maestri. Le città erano indubbiamente Favorite,  ma anche nei borghi di campagna non mancavano scuole che contrastassero,  soprattutto tra la popolazione di genere maschile, l'analfabetismo assai diffuso e, in parte, voluto da feudatari e signori, per i quali un'educazione troppo estesa avrebbe potuto modificare un consolidato sistema di privilegi e di servigi. La presenza di maestri e di relative scuole è un dato rilevante a partire dalla fine del XIII secolo. La densità di scuole nei paesi di campagna variava da regione a regione, Anche in considerazione delle diverse disponibilità finanziarie ed alla mobilità degli insegnanti. Ice si aggiungevano le scuole sorte all'interno di monasteri e conventi o affianco di cattedrali e priorati. Le scuole erano private, aperte, talvolta, ma non sempre, con licenza del vescovo, da maestri e Chierici che si sostenevano con il contributo delle famiglie dei loro allievi. Solitamente la sede della scuola era la loro abitazione, e così continuo a essere anche quando, verso la seconda metà del 300, le istituzioni pubbliche, in particolare le amministrazioni comunali, cominciarono a investire denaro nell'istruzione. tale intervento pubblico, che rispondeva anche a esigenze di carattere politico economico, collocava l'insegnante in una situazione professionale; percependo, in parte o totalmente, uno stipendio dalle istituzione pubblica, non più dai suoi alunni, otteneva Maggiore stabilità ed entrava a far parte dell'amministrazione cittadina, acquisendo privilegi ma anche sottomettendosi a maggiori controlli.
 l'esigenza di l'esigenza di una contabilità più precisa e affidabile era condotto, in particolare in alcuni regioni e città mercantili, all'incremento dell'insegnamento del calcolo e dell'aritmetica. La finalità era evidentemente pratica e concreta e il maestro d'abaco,  cui venne affidato tale insegnamento, Fini per assumere un'importanza pari, se non superiore, a quella del suo collega di grammatica. Nel nord dell'Europa e regioni meridionali, il sistema educativo dava in genere poco spazio alle donne ed era prevalentemente orientato verso gli uomini. Gran parte della Formazione femminile riguardava le donne che avevano preso la via del chiostro, per le quali saper leggere e pronunciare il latino era indispensabile per l'ufficio di vino e il canto anche fuori dal monastero.
 nel nel XIII secolo le università segnarono profondamente la cultura.  le università erano organismi nuovi nel campo dello studio e dell'insegnamento superiore, che mai prima di allora l'Europa aveva conosciuto. Con Esse dagli isolati luoghi e monastici la trasmissione della cultura Passo alle città, che in Occidente vedevano aumentare i loro abitanti sia per l'incremento demografico sia per l'abbandono delle Campagne a favore dei centri urbani, che offrivano migliori condizioni di vita da un punto di vista economico, sociale e politico. Le università si rivolsero non solo alla formazione del clero ma anche a quei laici impegnati in varie professioni.
 le prime università sorsero le prime università sorsero a bologna, parigi, montepellier e oxford, all'inizio del 200 o poco prima. La loro nascita dipese dalla decisione dei loro immediati artefici e fruitori virgola che ne costituirono anche le figure essenziali:  gli studenti ai maestri. Negli Statuti Parigini del 1215 si parla perciò di universitas magistrorum et solarium. La differente denominazione segnala il peso diverso delle due componenti. È Infatti più marcata quella studentesca nelle università Bolognese,  e in genere nelle università dell'Europa meridionale che a Essa si ispiravano, sia nell'organizzazione sia nella gestione; maggiore è invece l'elemento costitutivo dei maestri nell'università parigina e nelle università centro-settentrionali, nelle quali i professori avevano piena autorità sugli allievi e tenevano saldamente in mano gli organi direttivi. Si formarono, per migrazioni dovute a differenti cause, altre università, sia in territorio insulare sia nel continente. Gli furono poi università sorte per esplicito volere del papà e dell'imperatore, come l'università di napoli, fondata da Federico ii, quella di tolosa, voluta da papa Gregorio IX virgola e anche quelle di valencia, salamanca, Valladolid.
 con universitas, con universitas, infatti, si disegnava nel Medioevo una corporazione che aveva una propria struttura interna e personalità giuridica,  in grado di agire autonomamente e di vantare diritti e privilegi nei confronti dell'autorità e nei rapporti con altre parti sociali. L'autonomia comprendeva il diritto di reclutare i docenti, di Darcy propri statuti, di regolare gli studi e di darsi norme di comportamento. Ma soprattutto rappresentava una rivendicazione del ruolo dell'istituzione e della cultura. Per rinnovare i metodi del lavoro intellettuale, per scoprire e praticare nuove discipline, per andare incontro, grazie a una conoscenza professionale più acuta, alle esigenze dei Mestieri e delle mansioni che la società richiedeva.  legati da un comune giuramento e liberi di scegliere i propri organismi, i membri dello Studium o del universitas si univano in un vincolo solidale, che era di mutuo soccorso, ma costituiva anche un articolazione dei poteri e delle funzioni che regolano la vita quotidiana e gli studi.

martedì 11 settembre 2018

Antropologia 1.1

Antropologia significa...


La parola antropologia deriva dai termini greci ànthropos significa "uomo" nel senso di "umanità", di "genere umano", mentre lògos vuole dire "discorso", "ragionamento", "studio". "Antropologia" significa allora studio del genere umano.
L'antropologia studia il genere umano dal punto di vista culturale. Studia cioè le idee e i comportamenti che sono caratteristici degli esseri umani che vivono in società fra loro lontane nello spazio e nel tempo, e diverse per tradizioni, costumi e stili di vita. L'antropologia ha per obbietivo anche lo studio delle somiglianze che esistono tra idee e comportamenti tipici di società tra loro diverse. Oggi la parola "antropologia" sta quasi sempre per "antropologia culturale".
Essa è nata perchè comportamenti e idee sono talmente diversi da una regione all'altra del pianeta e da un gruppo sociale all' altro che questa diversità suscitò un interesse.
Le prime   le prime testimonianze scritte di questa curiosità risalgono soltanto agli antichi greci. Lo storico greco Erodoto osservo, E mise in forma scritta, la diversità dei modi di vivere dei popoli da lui incontrati durante i suoi viaggi in Nord Africa e in Asia. Per trovare tracce degli inizi dell'antropologia a noi più vicine bisogna guardare al 400 al 500, all'umanesimo, al Rinascimento e soprattutto ai dibattiti che seguono alla scoperta dell'America.
La scoperta e la conquista del Nuovo Mondo allargano enormemente gli orizzonti delle conoscenze e fecero nascere nuove domande non solo sulla natura animale e vegetale li molto diverse rispetto all'Europa, ma anche sugli esseri umani, sulla storia e sulla religione.
 le descrizioni dei costumi e delle istituzioni sociali dei popoli lontani dall'Europa divennero sempre più numerosi, ma, non rientravano in un vero e proprio progetto scientifico riconoscibile come "antropologico".
Nel corso del settecento, alcuni studiosi della natura cominciarono a elaborare una teoria sull'unità del genere umano, come unica specie costituita da individui potenzialmente dotati delle stesse facoltà mentali.
Gli antropologi si sono distinti dai colonizzatori per la volontà di stabilire rapporti di reciproca comprensione con le popolazioni da loro studiate. Lo studio delle istituzioni sociali e politiche, dei riti, delle credenze religiose, delle tecniche di fabbricazione dei manufatti, dell'arte dei popoli lontani e 'diversi' da quelli europei odd origine Europea ha costituito l'oggetto privilegiato dell'antropologia.
 fino a non fino a non molti decenni or sono l'antropologia si è occupata dello studio dei popoli che per molto tempo sono stati chiamati "selvaggi" o "primitivi"  perché ritenuti gli ultimi rappresentanti di fasi arcaiche della storia umana. Con il tempo, però, l'antropologia ha cominciato a interessarsi anche ai popoli geograficamente più 'vicini'  all'Europa e con istruzioni più simili.
Oggi   oggi gli antropologi studiano tanto le popolazioni urbane dei paesi extraeuropei quanto quelle della stessa Europa e del Nord america, i popoli Nomadi dell'asia, i minatori delle Ande e gruppi di adolescenti delle aree urbane delle città dei Paesi economicamente sviluppati.
 quando nell'Ottocento l'antropologia era ancora una scienza agli albori, gli antropologi avevano raramente occasione di visitare di persona i popoli di cui scrivevano. Essi si sa valevano delle testimonianze di viaggiatori, missionari, esploratori, militari e funzionari coloniali. Tra la fine dell'800 e i primi anni del 900 si verificò Tuttavia Una svolta importante. Gli antropologi cominciarono, infatti, a recarsi personalmente presso i popoli che volevano studiare, dando inizio da una nuova epoca nella storia dell'antropologia.
 da allora gli antropologi non hanno più abbandonato questo modo di fare ricerca, dall'osservazione e dalla frequentazione diretta di un antropologo professionista. Alla base della pratica antropologica c'è sempre dunque un contatto diretto con le popolazioni di cui si parla. Per pratica antropologica intenderemo quindi, il fatto di voler affrontare l'incontro con esseri umani con costumi, per pratica antropologica intenderemo quindi il fatto di voler affrontare l'incontro con esseri umani con costumi, tradizioni, istituzioni e credenze diverse dal proprio, unendo le conoscenze teoriche della disciplina con la personale esperienza di osservazione, riflessione ricerca.
 gli esseri umani, quando nascono, non sono in grado di adottare da subito i comportamenti necessari gli esseri umani, quando nascono, non sono in grado di adottare da subito i comportamenti necessari per sopravvivere. Quando nascono gli umani non 'sanno' che cosa devono fare. Le informazioni su che cosa fare e come farlo Gli dovranno essere comunicate, infatti, dai suoi simili. L'uomo nasce incompleto.
Il 'cucciolo' dell'uomo diventa indipendente solo molto più tardi. Lo sviluppo del cervello umano avviene soprattutto durante i primi tre anni di vita ma si completa solo dopo circa 15 anni dalla nascita. Quando nasce, l'essere umano non deve solo imparare a fare fronte ad alcune necessità basilari per sopravvivere, deve anche scegliere tra modi diversi di farlo. Questa scelta dipende da ciò che il gruppo in cui cresce o, come si dice, viene educato, Gli insegna Tra le tante possibili scelte che altri gruppi hanno fatto per sé, che è quasi sempre, ma non sempre, quello in cui viene al mondo.
Venendo venendo al mondo, gli esseri umani non sono 'liberi di scegliere' , al contrario, l'essere umano è indirizzato a certi pensieri e citazioni dai simili che che gli stanno intorno, perché deve innanzitutto adottare in modi di comportarsi e di ragionare che siano riconoscibili dagli altri. Ciò non esclude che nel corso della sua vita un individuo non posso sviluppare preferenze e inclinazioni.
L'antropologia però, oltre che studiare la diversità delle idee e dei comportamenti, cerca anche di mettere in luce: a) il loro significato all'interno del mondo in cui comportamenti e idee si presentano e poi b) Quanto vi è di comune o a fine tra essi e quelli di altri mondi entro cui vivono altri gruppi umani. La cultura è un complesso di idee e di comportamenti organizzati in modelli acquisiti, tramandati, selezionati, e largamente condivisi dai componenti di un gruppo, e mediante i quali questi ultimi si accostano al mondo, sia in un senso pratico che mentale.
Il sistema il sistema di idee organizzate che viene acquisito attraverso una vita in comune, limitazione e l'educazione; che viene selezionato attraverso meccanismi consapevole o inconsapevole di accettazione, rifiuto o imposizioni da parte del gruppo; che può presentare gradi diversi di apertura o chiusura verso altri modelli.
 i modelli i modelli culturali sono ciò che guida i nostri atteggiamenti, pratici e mentali.
I modelli culturali sono correlati al comportamento e viceversa.
"Aquisiti" significa che non si trovano nella nostra mente quando veniamo al mondo, Ma che sono appresi, interiorizzati, attraverso l'educazione. L'educazione può essere esplicita, come quando si insegna a un bambino, ma può essere anche implicita, quando cioè i gesti, i modi dire sono appresi spontaneamente attraverso la vista e l'udito, cioè attraverso l'esempio. La maggior parte dell' educazione dell'individuo avviene proprio così' in un modo implicito. Gli esseri umani sono sottoposti a un processo di' educazione permanente'
"Tramandati"  vuol dire che i modelli vengono trasmessi non solo da un individuo all'altro, da un gruppo a un altro, ma da una generazione all'altra.